IL PIEDE

Le patologie
del piede



Alluce valgo


L’alluce valgo è una deformazione del primo dito del piede, che appare deviato lateralmente verso le altre dita, con contemporanea sporgenza mediale del primo osso metatarsale. Spesso è associato a metatarsalgia e a deformità delle dita laterali (dito a griffe, dito a martello) E’ il più comune problema dell’avampiede dell’adulto. Le cause sono spesso di natura genetica, più frequente nelle donne, ed è correlato ad altre patologie del piede come la sindrome pronatoria.

-Dolore mediale alla prima articolazione metatarso-falangea, spesso accompagnata da borsite (arrossamento ed infiammazione dei tessuti molli);
-Dolore plantare all’avampiede (metatarsalgia);
-Difficoltà ad indossare determinate calzature.
La diagnosi è essenzialmente clinica attraverso la valutazione del piede da parte dello specialista. E’ utile eseguire una RX dei piedi sotto carico in 2 proiezioni (dorso plantare e laterale) per confermare la diagnosi ed instaurare un programma terapeutico adeguato.
Non esistono terapie conservative capaci di correggere la deformità (ossea) dell’alluce valgo. Nel caso in cui il paziente è poco sintomatico e la deformità non è ancora accentuata è consigliato l’utilizzo di calzature comode (evitare scarpe strette o con punta affusolata). Se associata a metatarsalgia può essere vantaggioso l’utilizzo di un plantare. Evitare tutori o spaziatori in silicone.
Solo la chirurgia può correggere la deformità ed alleviare la sintomatologia dolorosa. Esistono numerose procedure chirurgiche descritte per la correzione dell’alluce valgo con una predilezione maggiore per l’osteotomia metatarsale trasversale a vari livelli. Una delle osteotomie più utilizzate è l’osteotomia distale secondo Austin associata spesso all’osteotomia della falange prossimale secondo Akin.

L’intervento si esegue, solitamente, in regime di Day-Hospital. Al paziente è concesso il carico fin da subito grazie all’ausilio di una scarpa ortopedica (scarpa piana post-operatoria) che utilizzerà per 30 giorni. Dopo 1 mese è possibile abbandonare la scarpa ortopedica (previo controllo radiografico) ed iniziare ad indossare scarpe comode. L’attività sportiva è concessa dopo circa 2 mesi.

Alluce rigido


E’ una condizione patologica caratterizzata da una progressiva degenerazione articolare a livello della 1° articolazione metatarso-falangea che determina una limitazione del movimento dell’alluce. E’ stata descritta una certa familiarità della malattia così come diversi fattori predisponenti che possono essere di natura biomeccanica (es. eccessiva elevazione o eccessiva lunghezza del I metatarso) o traumatica (es. pregresse fratture).

-Dolore alla palpazione della porzione dorsale dell’articolazione;
-Limitata e dolorosa dorsiflessione e plantarflessione dell’alluce;
-Metatarsalgia con comparsa di ipercheratosi e callosità plantari;
-Comparsa di esostosi dorsale (protuberanza ossea);
-Onicopatia del I dito.
La diagnosi è essenzialmente clinica attraverso la valutazione del piede da parte dello specialista. E’ utile eseguire una RX dei piedi sotto carico in 2 proiezioni (dorso plantare e laterale) per confermare la diagnosi ed instaurare un programma terapeutico adeguato.
E’ riservato ai pazienti che presentano un quadro sintomatologico lieve ma una ridotta mobilità dell’alluce. Si consiglia:
-Terapia antinfiammatoria;
-Calzature adeguate con tacco basso, suola rigida e tomaia morbida o scarpe con suola basculante;
-Plantare nel caso in cui il problema principale sia la metatarsalgia.
Nel caso di fallimento del trattamento conservativo l’unico modo per risolvere il problema è quello di correggere l’anatomia ossea e dunque ricorrere all’intervento chirurgico. Se il danno articolare è di lieve entità si può procedere con una chirurgia che prevede un osteotomia correttiva. Se il danno articolare è importante è necessario sacrificare l’articolazione e procedere con un’artrodesi del primo metatarso.
L’intervento si esegue, solitamente, in regime di Day-Hospital. Al paziente è concesso il carico fin da subito grazie all’ausilio di una scarpa ortopedica (scarpa piana post-operatoria) che utilizzerà per 30 giorni. Dopo 1 mese è possibile abbandonare la scarpa ortopedica (previo controllo radiografico) ed iniziare ad indossare scarpe comode.

Piede piatto del bambino


Il piede piatto è un’alterazione della forma del piede caratterizzata da una riduzione o scomparsa della volta plantare. E’ bene sapere che i neonati nascono con i piedi piatti. Infatti, il piede nel bambino inizierà a modellarsi intorno agli 8-10 anni, assumendo, in questo periodo della vita, gradualmente le caratteristiche del piede di un adulto. Il momento giusto per una prima visita ortopedica è tra i 7 e gli 8 anni.

-Dolore o affaticamento ai piedi dopo attività sportiva;
-Il bambino spesso non lamenta fastidio o dolore di alcun tipo.
La diagnosi viene fatta essenzialmente osservando il paziente camminare a piedi nudi. Inoltre è importante distinguere un piede piatto flessibile da un piede piatto rigido. Una semplice RX dei piedi in carico può essere da supporto per studiare negli anni l’evoluzione della deformità. Ulteriori esami come una TAC dei piedi può essere utile nel dubbio di sinostosi
I plantari non hanno una funzione correttiva. Sono utili solo per alleviare il dolore ma non modificano l’evoluzione della malattia. Fondamentale è seguire negli anni il paziente in modo tale da fare diagnosi, in tempo, di piede piatto patologico.
Se si diagnostica un piede piatto patologico tra i 9 e i 14 anni, si potrà intervenire tramite un intervento chirurgico mini-invasivo, bilaterale, caratterizzato dall’introduzione nel seno del tarso (tra calcagno e astragalo) di una piccola vite (endortesi). Quest’ultima ha una funzione propriocettiva. In tal modo il piede viene stimolato a crescere nel modo corretto.
L’intervento viene eseguito in regime di Day-Hospital, al termine del quale verranno confezionati due stivaletti gessati che permetteranno al paziente di poter caricare e camminare fin da subito sui due piedi operati. Dopo 15 giorni vengono rimossi i gessi ed il bambino può iniziare a camminare gradualmente utilizzando delle scarpe comode. Dopo 3 mesi è permesso il ritorno allo sport.

Neuroma di Morton o neuroma interdigitale


Per Neuroma di Morton si intende una sofferenza del III nervo digitale comune, un nervo sensitivo che innerva il 3° e 4° dito del piede, causata da stimoli irritativi cronici di natura meccanica (microtraumatismi ripetuti). Ciò determina un ispessimento del nervo che risulta compresso e da qui la sintomatologia. Le cause di questi microtraumi possono essere ricercate in un alterata conformazione del piede che si associa a un problema di appoggio dell’avampiede.

-Dolore urente nel terzo spazio intermetatarsale che si irradia al livello del 3° e del 4° dito del piede;
-Intorpidimento e/o formicolio con sensazione di “scossa elettrica”;
- Il dolore, di solito, è esacerbato da scarpe strette o con il tacco alto. Questo dolore è spesso alleviato rimuovendo le scarpe e sfregando l’avampiede. Il ginocchio si presenta tumefatto, dolente e caldo spesso atteggiato in semi-flessione. La RMN è l’esame di imaging di elezione per fare diagnosi di lesione del LCA e per la valutazione delle lesioni associate.
La diagnosi di neuroma di Morton è clinica. E’ necessario fare diagnosi differenziale con una metatarsalgia di origine meccanica. Gli esami strumentali (RX, RMN ed ecografia) non fanno diagnosi ma confermano un eventuale sospetto clinico.
Spesso si consiglia al paziente di utilizzare scarpe morbide, comode e con una punta ampia. In rari casi si può procedere con la sclero-alcolizzazione e cioè un infiltrazione di alcol e anestetico nel terzo spazio intermetatarsale. In questo modo si può ottenere come risultato una neurolisi chimica, portando a disidratazione e quindi a necrosi le cellule nervose
La soluzione definitiva di fronte ad un paziente con Neuroma di Morton sintomatico è la neurectomia e dunque l’asportazione del neuroma.
L’intervento si esegue, solitamente, in regime di Day-Hospital. Il paziente, dopo l’intervento, può deambulare fin da subito utilizzando una scarpa comoda senza necessità di acquistare una scarpa ortopedica. Ad 1 mese può tornare a svolgere le normali attività quotidiane anche sportive.

Dr Claudio Lacagnina

Ortopedico


Ho iniziato la mia formazione presso l’Università degli Studi di Palermo dove ho ottenuto, nel luglio del 2015, la Laurea in Medicina e Chirurgia con punteggio di 110/110 e lode. Dal 2016, presso l’Università degli Studi di Milano, ho iniziato il mio percorso di specializzazione in Ortopedia e Traumatologia lavorando nei vari reparti dell’ I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, uno dei centri d’eccellenza in Italia per la chirurgia ortopedica.

A novembre del 2021 ho conseguito la specializzazione in Ortopedia e Traumatologia, con punteggio di 70/70 e lode discutendo una tesi dal titolo: “One day surgery nelle protesi monocompartimentali mediali di ginocchio: studio prospettico comparativo con un follow-up di 3 mesi”.

Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la tua vita